Tiepida serata di mercoledì 2 settembre, ultimo appuntamento dei “Mercoledì culturali” di Zagarolo. Il Dottor Lavinio Del Monaco, epigrafista e docente di latino e greco, racconta un frammento di storia locale: la fontana di Largo San Sebastiano. La fontana fu costruita nel 1964. Una fontana accanto alla quale si passa distrattamente, si chiacchiera, si fuma una sigaretta, si parcheggia. Si vede che c’è una fontana, ma non ci si chiede mai effettivamente che cosa sia. Soprattutto, non tutti notano che i quattro lati della fontana presentano delle iscrizioni in latino. Queste iscrizioni furono realizzate dal Sindaco di Zagarolo di allora, Antonello Zintu. La storia raccontata dal Dottor Del Monaco risale al secondo dopoguerra. Antonello Zintu ricoprì due mandati nel Comune di Zagarolo (1954-56 e 1960-1964). “Acqua bene comune”, titolo della relazione, richiama il referendum del 2011, rimasto, ad oggi, piuttosto disatteso, nonostante avesse vinto il SI.
La fontana
La fontana presenta tre gradini quadrati e un tronco, diviso in tre fasce circolari, con delle nicchie nella parte bassa e delle semicolonne concave, che si adagiano al tronco centrale. Sulla sommità, lo stemma del Comune di Zagarolo. La fontana è realizzata interamente in tufo.
Sui tre gradini corre una splendida iscrizione latina, realizzata da Zintu stesso, il quale era appassionato di cultura classica.
LATO A
“:Me : Cintus : concepit :
: direxit : Simon : Al(exander) : Gratianus : opus :
: fecit : Cirus : Bardellonis : Me : “
È la fontana stessa che parla: si usa il criterio dell’oggetto parlante. “Zintu mi ideò. Diresse l’opera Simone Alessandro Graziano. Mi fece Ciro Bardelloni”. Questi tre personaggi furono i protagonisti della realizzazione del progetto.
Il LATO B ci fa comprendere l’occasione della realizzazione del monumento civile. Tradotto, si legge “Volgendo il decennale dalla nascita del Consorzio della Doganella”.
Il LATO C testimonia l’anno in cui la fontana fu costruita. “Affinché io canti, con le mie acque, per le gioie dei Gabini che hanno sete”.
Il LATO D presenta sette stemmi: Colonna, Frascati, Zagarolo, Monte Porzio, Monte Compatri, Rocca Priora e Palestrina.
Il contesto
Perché, dunque, si decise di realizzare nel 1964 questo monumento civile? Questo monumento, con questo testo, è un unicum? Si tratta di una novità assoluta o si inserisce in un contesto? Nel 2018 è stato pubblicato un libro, ad opera di Antonuno Nastasi, che raccoglie le epigrafi latine della città di Roma realizzate tra il 1870 e il 2018 (“Le iscrizioni in latino di Roma Capitale”). Il Professor Del Monaco confronta l’iscrizione della fontana di Zagarolo con alcune iscrizioni di Roma, evidenziando alcuni punti di possibile contatto. Il termine “linfa”, che compare nell’iscrizione, fu certamente ispirato ai testi letterari che Zintu tanto amava. Si tratta di un termine poetico e molto raro, usato talvolta da Virgilio. Zintu era legato alla rivista culturale della ‘Strenna dei romanisti’, dove era stato pubblicato un articolo intitolato “cantano in versi le fontane di Roma”. L’opera civile di Zagarolo cerca di riflettere i modelli di Roma (soprattutto quello della fontana del Pincio). Un monumento civile che dialoga tanto con l’antico, quanto con la Roma contemporanea.
L’animo poetico di Zintu
Forse non è però solo questo. Nel 1940, Zintu aveva pubblicato una raccolta di novelle, dedicata alla sua terra madre, la Sardegna. Una delle novelle si chiama “La fonte parla”… Il professor Del Monaco: “Spero che nessuno passi più davanti a questo monumento in modo indifferente. Questa storia ci parla di un’epoca in cui l’acqua aveva quasi un valore sacro, di linfa”.
Articolo a cura di ESMERALDA MORETTI
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