Nella fredda mattina del 16 gennaio 2020 si sono svolti i festeggiamenti per la “chiusura” di colle Fagiolara, luogo simbolo delle lotte ambientali degli ultimi anni. Sul grande palco i Sindaci, con il coinvolgimento della responsabilità del contesto sociale.
Assenti gli antagonisti, che hanno partecipato alla manifestazione civica dell’11 gennaio, promossa dal Comitato residenti Colleferro per chiedere, contro tatticismi e ambiguità, chiarezza e coerenza sulle problematiche ambientali: opposizione al nuovo piano rifiuti regionale, agli impianti per il trattamento dei rifiuti del consorzio Minerva, al compound industriale, alla sospetta interdizione al conferimento dei rifiuti in discarica prima dell’esaurimento dei volumi autorizzati, senza aver realizzato il sacro “panettone”, alla gestione a norma e chiusura “vera” di colle Fagiolara.
Al 31 dicembre 2019, come sanno i nostri Amministratori, la capacità residua dei rifiuti da smaltire nel sito è di circa 300mila mc/250mila ton. Come può la discarica chiudere in sicurezza se l’invaso non ha raggiunto la sommità tra le due colline laterali? (https://www.isprambiente.gov.it/files2020/pubblicazioni/rapporti/rapportorifiutiurbani_ed-2020_n-331-1.pdf, pag. 504).
Proprio il giorno della manifestazione il Comitato ha reso pubblico il comunicato della Regione Lazio che ipotizza di far entrare a colle Fagiolara rifiuti speciali (FOS, frazione organica stabilizzata), stimati in circa 10.000.000,00 €, in netto contrasto con le parole dei Sindaci. Vogliamo sapere per quale motivo dopo un anno l’invaso non è stato colmato (ovviamente con terreno a norma).
Poca trasparenza anche dei passaggi procedurali che possano dare effettività alla “chiusura” e alla responsabilità del soggetto abilitato a provvedervi, la Regione, con atto formale e definitivo (Dlgs.vo 36/2003), non il Comune con un lucchetto.
Nessuno, tra gli amministratori, fa mistero che dopo averlo chiuso a chiave – come dimostrano gli atti adottati – il cancello possa essere riaperto, ipotesi che contrasteremmo con ogni mezzo.
Lo hanno deciso la Regione e il Comune il 2 ottobre 2018 (Determinazione regionale n. G12290).
Lo scrive la Regione nella lettera di risposta al Ministero dell’Ambiente il 10 gennaio 2020.
Lo delibera la Giunta comunale il 15 gennaio 2020.
Lo ribadisce il 16 gennaio 2020 il Sindaco Sanna, con la dichiarazione: “Colleferro dice no a ulteriori conferimenti di rifiuti nella discarica, dopo la chiusura”.
Era quindi noto che il limite all’abbancamento e la durata dell’attività del sito al 31 dicembre 2019 (poi prorogata al 15 gennaio 2020) era stata decisa dalla Regione due anni prima, d’intesa tra Comune e Lazio Ambiente spa, con la Determinazione regionale sulla tariffa di conferimento presso colle Fagiolara (2 ottobre 2018, n. G12290).
L’ipotesi poi di ulteriori conferimenti, inopinatamente, viene anticipata il 10 gennaio 2020 dalla Regione nella lettera di risposta al Ministero, come riporta la nota pubblicata dalla stampa. La Regione scrive che quel sito di provincia continua a restare “a supporto del ciclo dei rifiuti di Roma”. Gli Amministratori colleferrini non reagiscono, non protestano e “basta monnezza della Capitale!” si rivela per quello che è: uno slogan.
La Regione – prosegue la lettera – sta valutando la possibilità di effettuare non più operazioni di smaltimento ma di recupero della FOS, attivando a tale scopo un Tavolo con le autorità competenti (Città Metropolitana e Arpa). Della riunione è stata redatto un verbale, che dopo un anno non siamo ancora riusciti ad acquisire.
La delibera della Giunta comunale del 15 gennaio 2020, n. 5, dal titolo volutamente fuorviante, “Chiusura della discarica di colle Fagiolara”, nel limitarsi a confermare che la data di scadenza del contratto di gestione della discarica da parte di Lazio Ambiente spa è fissata al 31 dicembre 2019 (prorogata di 15 giorni) pone a carico della società un serie di adempimenti ordinari: “A far data dal 16.1.2020, nelle more della definitiva formalizzazione di un nuovo rapporto contrattuale avente ad oggetto la regolamentazione della successiva fase di capping e gestione post operativa, la Società dovrà cessare l’accettazione dei conferimenti di rifiuti smaltiti in discarica e limitarsi a garantire l’attività di manutenzione ordinaria della stessa, ossia le operazioni di raccolta e smaltimento del percolato, di gestione del biogas, di guardiania e quant’altro rientri nella gestione ordinaria dell’impianto”.
Dunque il sito è “chiuso” solo allo smaltimento di rifiuti correlati ai codici autorizzati (non ad altra tipologia di scarti); Lazio Ambiente spa deve provvedere alla gestione del sito ai soli fini della manutenzione ordinaria e a garanzia dei presidi ambientali; il progetto di capping e piano di gestione post operativa deve essere aggiornato entro 6 mesi (ovvero entro il 15 luglio 2020!), in attesa che tali attività siano trasferite al consorzio Minerva, secondo l’accordo datoriale con le parti sociali dello scorso anno. E’ lecito concludere che il piano di chiusura attualizzato, che reclamiamo, non c’era e non c’è.
La dichiarazione del Sindaco Sanna “Colleferro dice no a ulteriori conferimenti di rifiuti nella discarica, dopo la chiusura” è un ossimoro: o è chiusa o è aperta. Sanna poi teme che “qualcuno” possa pensare di far entrare ancora rifiuti nella discarica, per esempio FOS? “Qualcuno” chi, se non la Regione Lazio? Se volesse saperlo, potrebbe interrogare la Regione.
Tutta la retorica dei festeggiamenti legati alla “chiusura” altro non era che l’utilizzo artificioso dell’obbligo di rispettare un adempimento contrattuale, concluso tra Regione, Lazio Ambiente spa e Comune. Quindi alla scadenza del contratto– il 16 gennaio 2020 – il sito è stato riconsegnato al suo proprietario, l’Amministrazione comunale, e il Sindaco diligente ha chiuso il cancello, mentre l’impianto è rimasto nella disponibilità della società, che continua la gestione ordinaria (con quale contratto, ci domandiamo, se quello in essere è scaduto?)
Non solo aver rispettato un obbligo contrattuale è stato artatamente presentato come una vittoria ma il comportamento degli amministratori pubblici non ha contribuito a rendere più chiaro e trasparente l’iter successivo e il possibile scenario post “chiusura” vera della discarica.In questa situazione il Comune di Colleferro avrebbe potuto usare la stessa risolutezza dell’Amministrazione di Genazzano che ha votato una mozione dell’opposizione favorevole alla chiusura definitiva della discarica rendendola indisponibile anche come sito di servizio per qualsivoglia attività collegata ad impianti industriali di trattamento di rifiuti, escludendo sia la FOS sia il suo futuro uso da parte del compound.
Dopo un anno quali passi avanti sono stati fatti per la vera chiusura della discarica? Il Comune di Colleferro deve garantire che non arriverà FOS e deve rendere pubblico l’atto regionale di chiusura finale del sito. Chi ha dubbi chieda risposte alla Regione Lazio e al Comune di Colleferro.
Articolo a cura di REDAZIONE
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