Il senso vero della famiglia è quanto emerso dal libro: “L’almanacco dei giorni andati” (edito da Festa Mobile) di Luciana Ascarelli che lo ha raccontato l’altra sera in piazza Romolo Fulli a Serrone presentato da Giancarlo Flavi e soprattutto da Pino Pelloni che ha fatto anche l’introduzione del libro.
L’almanacco, che non è un vero almanacco, sono i racconti di una ragazzina, costretta a fuggire dal Ghetto di Roma perché la famiglia è ebrea. Una nobile famiglia che aveva vissuto sempre nel lusso e che di punto in bianco è costretta a scappare insieme alla sua bimba di 11 anni. Proprio da qui, sollecitata dai fratelli durante il lockdown, decide di scrivere questi ricordi della memoria, una memoria ancora lucida alla veneranda età di 90 anni. Un libro che ha portato a Serrone il vero valore della famiglia, perché di questo si tratta e solamente con la famiglia hanno potuto superare le insidie del fascismo, delle razzie dei tedeschi.
Le sofferenze di questa bimba nel fuggire da Roma in Abruzzo dove cercavano di ripararsi in quel di Santa Maria (oggi il paese dei cuochi italiani).
Un racconto davvero molto emozionante per una persona ancora attiva che si è salvata perché sin da ragazzina aveva imparato la lingua inglese. Infatti, Luciana Ascarelli laureata in lettere moderne ha insegnato lingua Inglese presso licei ed istituti per il turismo. E’ stata docente di lingua italiana presso l’Università Nazionale Somala (Mogadiscio) nell’ambito della cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Esteri. Ha curato progetti Europei per l’associazione Mirabilia, ed è vice presidente della Fondazione Giuseppe Levi Pelloni.
Un libro, ha scritto Luciana Ascarelli affinché: “ imparino a sopportare le avversità della vita con serenità e soprattutto rimboccandosi le maniche”. Questa è stata la bellissima premessa, il libro è stato concluso dopo tutte le peripezie passate con la guerra in questo modo: “Io ormai ero diventata una ragazzetta e la nostra avventura, come pure il mio racconto, finisce qua. E l’Italia, ritrovata la libertà, si avvicina alla sua avventura repubblicana. E verso i giorni nostri”.
Pino Pelloni, che aveva curato anche l’introduzione del bellissimo racconto di vita poi ha stimolato con domande appropriate la scrittrice, che ha risposto con chiarezza e naturalezza anche quando dal pubblico, due ragazzi le hanno chiesto del perché dall’Abruzzo poi sono finiti a Bari. Perché il padre si era ricordato che aveva un amico che li avrebbe potuti aiutare. E’ stato un pomeriggio di vera cultura, per l’estate serronese, fuori programma organizzato da Giancarlo Flavi con le amicizie create con il Premio Internazionale Professionalità “Rocca D’oro”.
Per l’amministrazione comunale ha portato i saluti il vice sindaco Dott.ssa Enilde Tucci che alla fine ha regalato il nostro buon vino Cesanese del Piglio DOCG prodotto a Serrone e due belle pubblicazioni sul museo dei costumi teatrali presente a Serrone e Vino In fabula, con le storie dei produttori di vino locali.
Katia Piacentini
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