Franco Conte, 88 anni, da ottanta lavora e non vuole fermarsi qui, perché il lavoro lo nobilita e lo fa sempre con passione perché ha sempre creduto in questa attività che ha iniziato con il padre a soli 8 anni, poco prima della seconda guerra mondiale quando andava a scuola e il pomeriggio andava dal padre ad imparare il mestiere.
Dove sono i giovani di oggi che studiano è imparano il mestiere? E’ una domanda la cui risposta non è facile da trovare, perché il reddito di cittadinanza ha fatto solo “ingrassare” elettoralmente i Cinque stelle e oggi trovare un falegname non è facile. Non si trovano apprendisti, non si trovano giovani pronti al sacrificio della vita.
Abbiamo scoperto quasi per caso questo artigiano nel pieno Centro Storico del capoluogo ciociaro, proprio sotto la chiesa di Santa Maria che stava per rifare un zampa ad un vecchio comodino. Ci ha incuriosito come il sig. Franco si muoveva nella sua vecchia bottega, dove i ladri sono andati tre volte e dove hanno rubato piccoli strumenti. Può essere questa una figura storica della città di Frosinone che ci ha raccontato tantissimi episodi della sua lunga e bella vita, ricordando finanche lo scappellotto del padre, quando da ragazzino voleva marinare il lavoro. Il padre, previdente, ha voluto insegnare al figlio un qualcosa che gli è rimasto per tutta la vita e sempre fedele al motto: Impara l’arte e mettila da parte.
Signor Franco da quanti anni lavora?
Sin dall’età di otto anni, quindi sono 80 anni che faccio il falegname
E’ stato sempre in questa piccola e graziosa bottega con suo padre?
Questa è una bottega che ho da 50 anni. Perché tutto è cominciato con mio padre. Poi sono andato a lavorare con una ditta di arredamento, facevo il capo squadra. Purtroppo nel lontano 1992 si è ammalata mia moglie e dovetti abbandonare il lavoro mettendomi in pensione. Questo è un vecchio magazzino, dove vengo ogni tanto a fare qualche piccolo lavoro, un posto di ripiego , tanto per passare il tempo il giorno, invece di passeggiare lungo la città di Frosinone, preferisco stare qua.
Però vedo che stai manovrando un mobile abbastanza antico?
Veramente il mio mestiere e quello di restauratore, però a Frosinone, purtroppo faccio il falegname ….
Tutti sanno che Lei fa il restauratore?
Penso che Frosinone lo sa perché, sta facendo diversi lavoretti e adesso sto aggiustando la zampa a questo vecchio comodino, con una tavolozza che ho ritrovato qui nel mio “buco” perché veramente di un buco artigianale si tratta, ma molto importante per me. Mio papà faceva l’intagliatore, mio nonno faceva l’intagliatore ecco io sono rimasto come loro.
Sig. Franco è venuto mai un giovane ad imparare questo mestiere?
No! Una volta è venuto un giovane, anzi l’ho trovato io, perché dovevo restaurare una cornice che aveva fatto mio padre nella chiesa di San Benedetto. Era una cornice ovale che sta proprio dietro l’altare maggiore. Il sacerdote mi chiamò per ridare una pulita adeguata a questa cornice. Chiamai un giovane, un ragazzo al quale dissi: Io devo lavorare la sopra, mi dai una mano per favore? Ebbi una risposta fulminante: Quando mi dai al giorno? Tutto qua! Non credo ci sia gente, soprattutto tra i giovani che vogliano imparare a lavorare cercano soltanto soldi. Questi sono i nostri figli.
Che tu sappia quanti falegnami sono rimasti come te a Frosinone .
Purtroppo in questa bella città non c’è più nessuno. Ci sono io e mio fratello, che è più giovane, però non sta bene fisicamente e non può più lavorare, purtroppo sembra che sia rimasto solo almeno qui nel vecchio centro storico di Frosinone. Io non vedo altri falegnami in giro da queste parti. Sento anche le lamentele della gente che mi cercano per fare questi piccoli lavori. Con gli anni che ho, posso fare piccole cose, giusto per perdere il mio tempo, o meglio per far trascorrere la giornata, invece di bighellonare in città. La mattina vengo qua. Cosi anche qualche ora nel pomeriggio
Dove vive lei da questo posto è lontano?
No. Abito in via Ciamarra, diciamo poco più indietro di questo posto.
Lei, nonostante la sua veneranda età di 88 anni, ha certamente uno spirito giovanile cosa vogliamo dire a questi giovani di oggi?
Io penso che la colpa è solamente di noi genitori, perché abbiamo dato troppo e troppa importanza e non abbiamo mai pensato che non avevano un futuro e per colpa nostra, come genitori, però i nostri figli ne hanno approfittato e adesso è tutto dovuto.
Diciamo che la troppa liberta ci ha dato veramente in testa?
Certo. La libertà e il fatto che, io ovviamente parlo per me, ho cercato di non far mancare niente alla mia famiglia, perché a me sono mancate tante cose. Da ragazzo quanti pianti facevo la mattina, quando papà mi portava a bottega, il pomeriggio mi portava a bottega e vedevo i miei amici che andavano a giocare e io piangevo e rimediavo anche lo scappellotto e papà mi diceva tu non sei il figlio del sig. tal de tali , figlio di tizio o figlio di caio. Tu sei il figlio di un falegname e devi imparare il mestiere se vuoi vivere , perché spesso mi ripeteva: impara l’arte emettila da parte.
Che tipo di mestiere ha fatto Lei sig. franco?
Ci sono due specialità? Il Falegname ed Ebanista. A me piaceva fare il restauro perché è creatività, come sto facendo adesso con questo pezzo di legno. Oggi non c’è capacità di farlo , perché per fare questo (ci mostra un pezzo di legno), ci vuole arte per me questa è una passione. Se le mi dice di andare a fare una passeggiata al mare o in montagna Lei mi ammazza. Però se mi dice andiamo a fare qualcosa a bottega mi rende felice.
Mentre ci stavamo salutando e gli facevo gli auguri per altri 88 anni di lavoro, ci dice ancora
“Io la ringrazio per questa breve conversazione, anche se le forze mi stanno abbandonando, io non mi arrendo. Con un sacerdote amico tempo fa si scherzava ad un cento punto dissi: Ma io cosa devo confessare: non rubo non faccio del male a nessuno.… ma se mi capita di dire qualche Ave Maria la dirò pure, questo è quello che devo confessare, perché campo onestamente e soprattutto dignitosamente non mi avanza niente nessuno, io forse avanzo qualcosa a qualcuno. Mio padre mi diceva sempre: “Io muoio e quel signore la… lo stagnino- idraulico gli ho prestato cinque lire che mi deve ridare. Purtroppo quel signore è morto e non le ha ridate e quando vado al cimitero, vado a trovare anche quel signore, che avrebbe dovuto ridare le cinque lire a papà. Prima era un altro mondo. Oggi, purtroppo, si vedono solamente strafottenze, egoismi de sti ragazzi, giovani, ai quali se ti permetti di fare un’osservazione ti mandano dritto, dritto a quel paese. Alla mia età, rimediavo uno scappellotto se passava una persona più grande che non salutavo: si passava per maleducato e delinquente, perché il signore mi rimproverava perché non lo avevo salutato. Questa è la vita di Oggi”. Conclude amaramente.
Auguriamo al nostro restauratore veramente di campare tanti altri lunghi anni perché la città di Frosinone ha ancora bisogno di lui, di gente d’altri tempi che porta rispetto a tutti.
Giancarlo Flavi
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