Cosa ha lasciato il 68? E’ una domanda che ancora non ha avuto una risposta precisa. Il libro “C’è ancora voglia di cambiare il mondo?” di Stefano Pacciani ancora pone domande e interrogativi ai quali si deve una risposta per capire il vero significato di quella “rivoluzione studentesca” fermata con l’intervento della Polizia e con un morto, purtroppo.
Presso la sala conferenze della BCC di Paliano, peraltro affollata di incuriositi e di protagonisti di quegli anni, si è sviluppato un intenso dibattito, piuttosto filosofico intorno alla presentazione del libro che forse ha creato ancora più confusione che dato soluzioni. Il vice sindaco Valentina Adiutori ha ripetuto che Stefano Pacciani con il libro “ha voluto fare una riflessione intima aperta a tutti con un forte ottimismo ed ancora con molti dubbi, però sempre molto attivo con la sua attività editoriale esortandolo alla fine : Stefano continua a scrivere”.
Poi è toccato alla Prof.ssa Anna Natalia che peraltro ha fatto anche l’introduzione del libro che ha centrato l’argomento troppo prolissamente “affermando che Stefano Pacciani ha vissuto una inadeguatezza personale raccontando le sue memorie vissute e come si è sentito partecipe”. Invece, l’autore alla fine ha raccontato che nel 69 frequentava il Liceo di Colleferro, insieme a Paolo Coccia ed Isabella Sturvi e che viveva tutt’altro mondo in periferia, ascoltando gli echi di quanto accadeva a Roma Valle Giulia nel 68, presso la facoltà di architettura. “Insomma, Stefano – ha chiosato la prof.ssa Natalia- ha raccontato con senso sociale, etico e morale e di partecipazione per cambiare che cosa? Salvare il mondo con coraggio e utopia delle sfide. Cosa si voleva cambiare 50 anni fa? Quali sono le ragioni che lo ha impedito questo cambiamento”.
Stefano poi ha lamentato il fatto che allora non si studiava la modernità, la scuola era rimasta al rinascimento e comunque camminava con cento anni di ritardo, anche se alla fine ha giustificato quella rivoluzione con un certo risveglio delle coscienze a cominciare dai diritti delle donne e la crescita economica che avanzava negli anni 70. Ci si è lamentati anche del fatto che l’ingresso all’università era molto limitato, ma soprattutto era limitato il fatto che gli studenti arrivassero alla laurea. Su cento studenti solo il 33% si laureava. Poi ha preso il sopravvento la platea che invece di fare domande sul libro, ha cominciato a disquisire di politica ed è tutto finito senza una logica anche se il libro di Stefano Pacciani, deve essere capito, studiato, perché ci sono molti spunti interessanti da comprendere e da seguitare a disquisire.
Giancarlo Flavi
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