Tutti o quasi i comuni d’Italia hanno festeggiato il Dantedì coinvolgendo le scolaresche, chi più chi meno, sul Sommo Poeta Dante che è stato il primo a “costruire” la lingua italiana 700 anni fa.
La “Rocca D’oro” ha commemorato il poeta fiorentino grazie al pittore romano Gianni Testa che ha regalato al presidente Giancarlo Flavi una foto autografata con dedica (in alto). L’artista ha realizzato una grande opera straordinaria inventando sui canti e sui versi della Divina Commedia ben 101 quadri mettendo su tela quanto scritto. Noi avevamo “ricompensato” l’artista mettendo in prima pagina sul nostro recente libro: “Serrone, gli artisti, il Presepe e gli Annulli Postali” la sua cartolina realizzata per il Premio del 2007.
La dedica del pittore
Roma 14/1/2021 “Al grande presidente Giancarlo Flavi “Rocca D’Oro” dedico questa foto di Dante Alighieri. Con stima e amicizia- segue la firma- Gianni Testa. E’ questa una foto importante perché fa parte dei 100+1 quadri che l’artista. Ha realizzato in 20 anni di duro lavoro, iniziati nel 1999 e finiti nel 2020 decantando pittoricamente i 33 canti del Purgatorio, 34 canti dell’inferno e 33 canti del paradiso, tanto da far scrivere all’illustre critico d’arte Claudio Strinati . “E’ un’autentica consacrazione quella che vede Gianni Testa annoverato tra i pochi artisti viventi degni di menzione e lode come illustratore di Dante Alighieri… Poi il critico sulla parte finale aggiunge: “Dante viaggia nei regni dell’oltretomba e ci si mostra, nei quadri di testa come un prodigioso evocatore di visioni impossibili che con l’occhio umano può appena percepire eppure quelle visioni si fissano nella nostra memoria in modo netto e indelebile” critica che noi riportiamo in parte e che è davvero molto approfondita perché ha avuto modo di vedere la grande opera realizzata in quanto è un unicum e conclude: “ Netto e indelebile è il Dante pensato da Testa e la sua pittura entra a pieno titolo nella nobile storia del rapporto tra arte figurativa e poesia dantesca”.
L’architetto palianese Luca Calselli, invece, ha trovato tracce del passaggio in Ciociaria nella vicina Anagni del Sommo: “Perché men paia il mal futuro e ‘lfatto viaggio in Alagna intrar lo fiordaliso, e nel vicario Cristo esser catto. 87/ Veggiolo un’altra volta esser deriso; veggio rinovellar l’aceto e ‘lfiele,e tra i vivi ladroni esser anciso. Questo è quanto ha scritto Dante su Anagni dove ha anche alloggiato.
Dove alloggiava Dante nel suo soggiorno ad Anagni? – si chiede il sito are-c.it – Presso Palazzo Barnekow, nota dimora sita nel centro storico della città dei papi. Anagni presente nel Canto XX del Purgatorio per il famoso oltraggio, passato per “schiaffo”, di Sciarra Colonna a papa Bonifacio VIII nel 1304. Monte Cacume Canto IV del Purgatorio non del tutto provato”. Ma il sommo poeta ha comunque attraversato la Ciociaria dopo aver toccato Ceprano descrive anche il Monastero di San Benedetto a Montecassino, che così la redazione Digital di Area C ha scritto: Altri riferimenti alla Ciociaria contenuti nella Divina Commedia, Ceprano e il fiume Liri che Dante chiama “il Verde”, per il giuramento di fedeltà, nel 1254, di Manfredi di Svevia a papa Innocenzo IV lì avvenuto, come si legge nel Canto XXVIII dell’Inferno. Il poeta fiorentino poi localizza il monastero di San Benedetto scrivendo “quel monte a cui Cassino è nella costa” ripetendo le parole di Gregorio Magno quando nei suoi Dialoghi scrive “Castrum namque, quod Casinum dicitur, in excelsis montis latere situs est” e cioè “la città, che è chiamata Casinum, è situata su un lato dell’alto monte” infine il fiume Liri torna nel Canto III del Purgatorio.
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