Serrone, il 26 dicembre il Presepe  Etnografico a Grandezza Naturale come una  magia diventa vivente

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E come per magia il Presepe Etnografico a Grandezza Naturale installato lungo il borgo millenario di Serrone il 26 dicembre si animerà, perché i manichini saranno sostituiti da persone in carne ed ossa dell’Associazione “Quando il Papa era Re”.

E’ questo il prossimo appuntamento del Natale a Serrone nato la bellezza di 22 anni fa che oggi tanti cercano di copiare. Ma loro non hanno la fortuna che ha avuto il paesino nel nord della Ciociaria nella persona di Santi Migneco, lo scenografo teatrale e la sarta Bice Minori che ha allestito, insieme all’Associazione Culturale Serrone  l’unico ed originale Presepe a Grandezza Naturale raffigurante, con costumi ciociari  d’epoca degli anni 50, i mestieri e le tradizioni del paese su suggerimento del sindaco di allora Sesto Damizia e del parroco Don Mario Proietto che benedì l’iniziativa e che inizialmente aveva coinvolto tutta la popolazione in primis Mario Prili, primo presidente dell’associazione Culturale Serrone, oggi presieduta da Tonino Serafini, che sta portando avanti con tanta abnegazione, insieme agli altri storici volontari e nuovi l’allestimento del Presepe.

Le attività raffigurate sono: il calzolaio,  il canestraio, l’arrotino, la caldarrostaia, il pane cotto nel forno privato ma aperto al pubblico,  i Pastori  al precoio (nella loro tenda  una delle importanti attività che si svolgevano sul Monte Scalambra e che oggi purtroppo sta scomparendo. L’ombrellaio che riparava non solo ombrelli, ma piatti e “cocci”,  chi  trasporta della legna sulla testa delle donne che tornavano dalla campagna  con la “mattuccia”, la cucina con utensili tradizionali, la cardatura e filatura della lana, la donna che trasporta l’acqua con la conca e gliò “sorreglio”, la lavandaia che lava alla “bagnarola” e “stenne i panni”.

Poi un capitolo a parte sono le raffigurazione delle balie che nello scenario della prima metà del XX secolo, mostrano l’evoluzione di una particolare figura femminile, portatrice di sana e robusta costituzione: la nutrice.  Molte di queste donne appartenevano proprio al nostro paese.

Ma tante altre sono le figure rappresentative, circa un centinaio di manichini per una sessantina di quadri  e tanto altro ancora. Un presepe che si snoda tra i vicoli e le piazze del borgo, lungo circa 800 metri ed è possibile camminarci all’interno e ammirare queste figure alle quali manca solamente la parola per come sono state realizzate. Un presepe davvero unico, che va gustato sia di giorno che di notte, perché sempre visitabile e quindi sempre aperto al pubblico.

E ovvio che con il passare del tempo, il presepe ha visto ottimi cambiamenti, ampliamenti e miglioramenti, grazie al direttore artistico lo scenografo  Santi Migneco con la collaborazione della popolazione e dell’Associazione Culturale Serrone che ne è custode e curatrice.

Che dire, inoltre, delle cantine aperte per la degustazione del caratteristico piatto DE.c.o. ossia  le patacche (pasta fresca realizzata con farina acqua e sugo semplice di pomodoro con basilico verde sopra) e tanto per dare inizio alla degustazione cominciare dalla “Ciammella Serrone” ne dolce ne salata” buona con tutto soprattutto con affettati e paté di varie prodotti dell’azienda Quattrociocchi di Alatri, presenti con uno stand curato per conto dall’Associazione Culturale “Rocca D’oro” dal Bar Holiday, per chiudere una giornata da trascorrere a Serrone e rivivere almeno con il sogno e con la fantasia, il passato, quando le cose semplici erano belle e buone sotto tutti gli aspetti. Buon Natale a tutti.

Italo Adami

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